Il 18 ottobre 1990 Giovanni Paolo II promulgò il Codice dei canoni delle Chiese orientali (CCEO). Il documento, atteso da secoli, garantì finalmente una disciplina unitaria per le diverse confessioni, che ne rispecchiasse il patrimonio rituale e ne assicurasse la salvaguardia. “Un rilevante evento legislativo – ha spiegato il card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali – che ha consentito, e lo farà ancora, di approfondire i punti d’incontro culturali, ecclesiologici e istituzionali tra le tradizioni orientali e la tradizione latina”.
Ma dopo 25 anni è necessario capire se il CCEO ha bisogno di aggiornamenti e quali siano gli sviluppi futuri del rapporto tra il CCEO e il Codice di diritto canonico. Per questo, il Pontificio Consiglio per i Testi legislativi e la Congregazione per le Chiese orientali, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani e il Pontificio Istituto Orientale, hanno organizzato a Roma (Sala San Pio X) la giornata di studio “Il Codice delle Chiese orientali. Problematiche attuali e sviluppi legislativi”.
“L’appuntamento di oggi è tanto più cruciale vista l’apertura, domani, del Sinodo della Famiglia” ha osservato il card. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi. “Eventi politici, sociali, culturali, ambientali ed economici stanno sradicando migliaia di cristiani dalle loro terre d’origine”. Le migrazioni causate dai tristi avvenimenti del Medio Oriente sono solo l’ultimo, drammatico, esempio di un fenomeno incrementato anche dalla globalizzazione e dai moderni mezzi di trasporto.
“Questa realtà – ha aggiunto il card. Sandri nel suo intervento – comporta nuovi problemi di tipo pastorale e giuridico, che riguardano l’educazione e la formazione cristiana, la vita religiosa della famiglia, i matrimoni misti tra cattolici di diverse Chiese orientali e tra cattolici e acattolici. S’impone l’urgenza di considerare le conseguenze della presenza sempre più consistente di fedeli cattolici orientali nelle diocesi latine, nonché della conservazione dei loro riti, intesi come patrimonio spirituale, teologico, liturgico e disciplinare”. Una sfida che è necessario affrontare “per non ledere un diritto dei fedeli orientali. Trascurare tale diritto ha rischiato (e forse rischia ancora) di far perdere alla Chiesa cattolica le ricchezze dell’Oriente cristiano, in cui risplendono la tradizione apostolica tramandata dai Padri”.
“Dal modo in cui le Chiese cattoliche orientali riescono a vivere il loro carisma specifico all’interno dell’unica Chiesa cattolica – fa affermato il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani – gli ortodossi si fanno un’idea sulla possibilità e sull’auspicabilità di una futura unità tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse in comunione con il Vescovo di Roma. Ma il CCEO ha anche in sé una particolare valenza ecumenica e può contribuire molto a far sì che la Chiesa cattolica riesca, al suo interno, a respirare meglio con i suoi ‘due polmoni’, che stavano tanto a cuore a Papa Giovanni Paolo II. E ciò sarà fondamentale per spianare il terreno alla ricomposizione della Chiesa una e indivisa in Oriente e Occidente”.
I tanti temi sul tappeto sono stati esaminati nelle due sessioni di lavori in cui è stata organizzata la Giornata. Nella prima, sono stati esaminati gli sviluppi nel dialogo ecumenico, i segni della pluralità teologica del CCEO, l’assistenza pastorale dei fedeli orientali cattolici in emigrazione e la salvaguardia dei riti liturgici di ciascuna Chiesa sui iuris.
Nella seconda sessione sono invece state approfondite le problematiche giuridiche attuali, l’organizzazione della cura pastorale dei fedeli orientali cattolici sprovvisti della propria Gerarchia, la tutela giuridica della famiglia orientale cattolica e la necessità di revisione della tutela dell’identità ecclesiale dei fedeli orientali cattolici.
Nel corso della giornata, inoltre, l’Esarca della Chiesa cattolica greco-bizantina, Dimitrios Salachas, ha illustrato le nuove norme del processo matrimoniale recentemente introdotte con il Motu proprio Mitis et misericors Iesus del 15 agosto scorso.